La qualità del latte di bufala nel mondo della caseificazione è stata sempre misurata valutando, principalmente, la percentuale di grasso e di proteine e sicuramente non si è sbagliato perché effettivamente questi due parametri influenzano la percentuale della resa in prodotto (formaggio). Non vi è dubbio che la quantità di materia vendibile finale (il formaggio) è uno dei parametri principali intenzionata dai trasformatori: più mozzarella si riesce a produrre a parità di latte più quel latte è ritenuto buono!!!
Oggi esistono altri metodi per valutare la qualità di un latte di bufala sotto il profilo commerciale, e queste sono rappresentate dalla presenza o assenza di alcune componenti delle k-caseine (le principali proteine che entrano nella coagulazione del latte). Ma la cosa ancora più importante è che la presenza o l’assenza di queste varianti caseiniche sono trascritte nel DNA di ogni singolo soggetto. Basta quindi leggere il DNA di un soggetto bufalino per sapere se è capace di produrre un latte ad alta resa o a bassa resa. Questa lettura può essere fatta in qualsiasi momento della vita dell’animale: vitello, manza, giovenca, bufala; e in qualsiasi soggetto indipendentemente dal sesso: maschio o femmina che sia. Tale analisi, semplice a dirsi, un po’ più complicata a farsi è addir poco rivoluzionaria nell’ambito del miglioramento genetico della bufala da latte perché con un singolo analisi nella vita del soggetto (neonato o adulto che sia) si riesce ad individuare se è un soggetto che potrà produrre latte per fare formaggio o per fare solo volume….
Su questi semplici ma importanti principi parte il programma sulla qualità del latte 2021 di RIS Bufala con un campionamento a tappeto nelle aziende dei soci Ordinari ed i primi soggetti che entreranno in questo screening di indagine saranno i riproduttori maschi operanti in stalla.
Per qualsiasi delucidazione ed approfondimento gli uffici di RIS Bufala sono a disposizione.
Di seguito il modulo per aderire al programma.